Nessun fenomeno al mondo può impedire al sole di risorgere


Credo nelle idee che diventano azioni

venerdì 12 giugno 2009

L'IMMIGRAZIONE...

In Italia si dovrebbe smettere di giocare con le parole e fare proprio il principio di realtà. La politica dei respingimenti non è altro che il frutto di un accordo storico tra Italia e Libia che ha cominciato a funzionare. Si tratta di una politica che è del tutto normale quando viene messa in pratica da Paesi che sono letteralmente presi d'assalto.
Solo la sinistra italiana, per fare un esempio, è capace di attaccare il respingimento degli immigrati nel Canale di Sicilia verso la Libia, attribuendolo a Maroni, quando quell’operazione è stata introdotta da Giuliano Amato, ministro degli Interni del governo Prodi nel 2007. Comunque sia, i temi sul tappeto sono due, uno tattico, l’altro strategico. Il primo è semplice: l’unico modo per troncare il traffico di carne umana ad opera di moderni schiavisti nel Canale di Sicilia è quello di rendere impraticabile quel tragitto. Quindi, chi critica la politica dei respingimenti e non fa nulla affinché muti la drammatica situazione della maggior parte dei popoli africani, non fa nient’altro che favorire il permanere di questo traffico immondo.
Più interessante ancora è il secondo aspetto del problema, quel rifiuto della multietnicità di cui ha parlato Berlusconi e che ha creato nuove ondate di critiche. Anche qui la sinistra, e settori della Chiesa, giocano con le parole. E’ ovvio che nessuno è contrario al fenomeno di inserimento in un forte contesto di identità nazionale italiana degli immigrati regolari.E' evidente a tutti però che la società multietnica in Europa sia fallimentare (vedi,ad esempio, la Francia e l'Olanda). E'un modello a cui certo non si deve guardare anche e soprattutto perché è il prodotto di un feroce passato imperialista che ha dato origine ad un insediamento multinazionale che nulla ha a che vedere con quello che si sta verificando in Italia. La nostra situazione è invece simile a quella della Spagna, della Svizzera e della Germania, Paesi in cui gli immigrati sono stati chiamati per pure e semplici ragioni di mercato del lavoro.
Insomma, occorre da un lato lavorare per un progetto di integrazione degli immigrati in un contesto identitario italiano,senza favorire il "mercato degli schiavi", e dall'altro trasformare le frontiere marittime dell'Italia, della Grecia(che sono perfino più ingestibili delle nostre) e della Spagna in frontiere europee. Tuttavia non ci si deve illudere: fintanto che l'Europa non sarà un autentico soggetto politico ciascun Paese farà da sé e la questione dell'immigrazione diventerà sempre più tragica e difficile da risolvere.

lunedì 8 giugno 2009

SABATO 13 GIUGNO: presentazione del libro "Controrisorgimento. Il movimento filoestense apuano e lunigianese"


Controrisorgimento – Il movimento filoestense apuano e lunigianese

Sono trascorsi 150 anni (1859-2009) dai moti risorgimentali apuani e lunigianesi, solitamente narrati e ricostruiti come moti collettivi filounitari, che portarono i territori corrispondenti all’attuale provincia di Massa Carrara all’annessione al Regno Sabaudo. A molti anni da quegli eventi sono ancora poche le ricerche storiche che si basano su fonti di archivio e scritti dell’epoca. Molte ricostruzioni si sono, infatti, inserite all’interno dei due filoni nazionali di studi risorgimentali, quello crociano e gramsciano, senza prendere in esame i tanti documenti presenti all’archivio di Stato di Massa. Non a caso Nicola Guerra, l’autore di questo minuzioso studio sul Risorgimento apuano-lunigianese, ricorda la sorpresa provata nel constatare che i faldoni dell’Archivio di Massa inerenti i rapporti di Pubblica Sicurezza di quegli anni risultassero ancora impolverati e con molte pagine che il tempo e la mancata consultazione presentavano incollate una sopra l’altra.
Nicola Guerra ci presenta, in questo interessantissimo studio, un quadro storico complesso ed articolato che evidenzia una situazione sociale e politica ben lontana dalla collettiva sollevazione popolare filounitaria spesso narrata.
Seguendo la ricostruzione storica e sociale dello studioso apuano si intraprende un percorso, piacevole anche dal punto di vista narrativo, che presenta con chiarezza come nel comprensorio rispondente alla attuale provincia di Massa Carrara si verifichi una reazione filoestense, determinata da scelte e comportamenti individuali e collettivi, che assume i tratti tipici di un movimento di resistenza e di un fenomeno di volontariato militare.
L’autore, oltre a presentare una ricostruzione accurata e intrigante, affronta l’inquadramento di tali eventi all’interno del dibattito storiografico nazionale che lo porta a formulare e rispondere ad un chiaro interrogativo: il Risorgimento fu moto di unificazione nazionale, rivoluzione mancata o guerra civile?
Controrisorgimento – Il movimento filoestense apuano e lunigianese, questo il titolo dello studio pubblicato dalla Eclettica edizioni, riesamina il fenomeno risorgimentale non come evento a se stante, e dopo l’inquadramento nel contesto storiografico, guida il lettore in importanti considerazioni che affrontano una tematica attuale come quella della nascita dell’identità nazionale.
Nicola Guerra, percorrendo tramite fonti di archivio inedite la storia locale di un momento cruciale del nostro Paese, porta alla luce dettagli curiosi, a volte anche tragici, di uomini e donne che diedero vita al fenomeno che l’autore definisce come Controrisorgimento. Gli eventi locali trattati non restano scollegati dal contesto nazionale, come troppo spesso accade agli studi di “storia locale”, ed in questa ricerca rappresentano una importante componente di quel insieme di “storie” che costituiscono e rappresentano il Risorgimento italiano ed il processo di unificazione.
Nicola Guerra, dopo aver contribuito alla ricostruzione del fenomeno migratorio apuano e lunigianese ed al suo inquadramento nella grande storia dell’emigrazione nazionale (Partir Bisogna. Storie e momenti dell’emigrazione apuana e lunigianese, 2001), ci offre ora l’opportunità di comprendere meglio la nascita dell’identità nazionale, il risorgimento ed il controrisorgimento, nel nostro territorio e nel nostro Paese.
Non resta che augurarci che questo importante studio, pubblicato dalla giovane e promettente casa editrice Eclettica, avvii un dibattito e favorisca nuove ricerche su una tematica tanto importante non solo a livello storico ma anche socio-politico in una Italia ed in una Europa che vedono la forte rinascita di identità locali che talvolta si integrano ed altre volte confligono con le identità nazionali.

Nicola Guerra

Nato a Massa (Ms) nel 1969, laureato in Economia e Commercio presso l’Università di Pisa con una tesi sull’emigrazione italiana, ha pubblicato una importante monografia (Partir Bisogna. Storie e momenti dell’emigrazione apuana e lunigianese, 2001) e numerosi articoli sul fenomeno migratorio nazionale e locale.
Attualmente è dottorando di ricerca presso l’Università di Turku (Finlandia) dove si occupa di studi sul volontariato militare italiano.

giovedì 4 giugno 2009

CONFERENZA SUL TERREMOTO IN ABRUZZO

VENERDI 5 GIUGNO ORE 16:15
PALAZZO BOURDILLON – PIAZZA MERCURIO
INGRESSO LIBERO

CONFERENZA:
QUANDO LA TERRA TREMA: ABRUZZO DUE MESI DOPO


INTERVENGONO:
MARGHERITA MAZZARELLA, giornalista
MAURIZIO PAPUCCI, radioamatore
LORENZO TABARACCI, radioamatore
dott. ANDREA PICCININI, geologo
dott. STEFANO RADICE, storico
dott. ALESSIO GASSANI, psicologo psicoterapeuta
dott.ssa GIANET YEMANE, storica


All’interno della sala verranno esposte fotografie scattate sui luoghi del terremoto (foto di Margherita Mazzarella)


Patrocinio del COMUNE di MASSA
http://www.comune.massa.ms.it/

Circolo culturale “IL SOLE”
http://circoloculturaleilsole.blogspot.com/

Associazione culturale “Clara Wieck Schumann”

sabato 30 maggio 2009

Conferenza sul popolo KAREN

Venerdi pomeriggio si è svolta la conferenza organizzata dal circolo culturale Il Sole, da Casapound Massa e dalla comunità solidarista Popoli dal titolo "Karen: un popolo in lotta"
Un incontro molto interessante soprattutto perchè ha permesso di far conoscere la situazione di un popolo oppresso da oltre 60 anni e costretto ogni giorno a combattere per la propria terra e per la propria identità.
Fabio F. ci ha introdotto l'argomento cercando di fare chiarezza sul problema dei popoli oppressi, ma fieri delle proprie tradizioni (come noi occidentali purtroppo siamo sempre meno). Ha quindi passato la parola a Lorenzo Roggi, volontario di Popoli, da anni in prima linea nell'aiuto al popolo Karen.
Lorenzo ci ha raccontato in maniera chiara, lucida e coinvolgente come vive la minoranza birmana, costretta a combattere contro la giunta militare al potere dal 1949. Ci ha mostrato i valori morali di un popolo che si oppone a qualsiasi traffico di droga sul proprio territorio, che difende le proprie tradizioni, che vive in maniera comunitaria, nel senso più nobile del termine. Ci ha dato lo spaccato di una realtà che tanti, troppi non conoscono.
Al termine dell'incontro molti di noi avrebbero voluto davvero fare qualcosa per i Karen. Forse iniziare a parlarne, potrebbe già essere qualcosa.

Per saperne di più: http://www.comunitapopoli.org/

lunedì 25 maggio 2009

VINCERE.... 2 ore perse

VINCERE è il film di Bellocchio che ha avuto la pretesa di rappresentare il cinema italiano a Cannes. Una pellicola di oltre 2 ore, dalle scene scure, a volte troppo, dai dialoghi talvolta difficili da comprendere, soprattutto quando in stretto dialetto romagnolo.
Una storia sullo sfondo: l'amore e la relazione tra Benito Mussolini e Ida Dalser negli anni immediatamente precedenti alla prima guerra mondiale. Poi la nascita di un figlio, l'abbandono, l'internamento della donna in manicomio, fino alla sua morte.
Storia vera? Non è chiaro. L'unica certezza, al termine della proiezione, è data dalla scritta che mai nessun certificato di matrimonio fu trovato. Certo è facile obiettare che sicuramente se documenti fossero esistiti il regime li avrebbe tolti di mezzo. Può essere, ma sicuramente la storia che si basa su fonti certe non può ritenere vera questa esperienza.
Un po' come dire: vi è piaciuto tutto questo? Forse è solo finzione.

Per saperne di più: http://www.comunitapopoli.org/

lunedì 11 maggio 2009

VOTO UTILE

Lo slogan del voto utile viene riproposto alla vigilia delle elezioni europee. Coma già lo scorso anno quando sia Berlusconi che Veltroni, candidati leader dei maggiori partiti, rivolsero al popolo sovrano l’invito a concentrare i suffragi sui loro partiti ed evitare di disperderli, barrando con una X il simbolo della altre formazioni presenti in lista. Ne andava della governabilità e dell’efficienza, così ci dicevano dai salotti della politica, perché un Parlamento troppo frammentato avrebbe reso difficile qualsiasi processo di riforma e di innovazione. Troppe voci da sentire, troppe mediazioni da fare… Risultato: gruppi parlamentari ridotti drasticamente di numero e assenza, prima volta dal dopoguerra a oggi, delle rappresentanze dell’estrema destra e dell’estrema sinistra.
Oggi il leader del PD Franceschini ripercorre la stessa strada. L’invito, rivolto all’elettorato di centro sinistra, è quello di non votare per il partito di Di Pietro. Sarebbe un voto di protesta, per un partito che non ha un preciso progetto politico. Dietro questa dichiarazione si nascondono diverse letture. La volontà del PD di mostrare la propria forza elettorale, in quella che può essere definita una resa dei conti, a un anno dalla nascita del governo Berlusconi. Se il PDL infatti manterrà la posizione elettorale conquistata lo scorso anno, il Pd dovrà necessariamente constatare il proprio ulteriore fallimento. Prova del fatto che neppure il nuovo corso inaugurato dopo le dimissioni di Veltroni ha scalfito la posizione di Berlusconi. Il rischio, secondo Franceschini, è quello di “svegliarsi in un paese con un padrone assoluto”. Dura la risposta dall’IDV che, per voce del capogruppo Donadi, ha accusato il segretario del PD di essere ormai in preda alla disperazione. Uno scontro tra due partiti che solo un anno fa, alleati, sfidavano Berlusconi per il governo del paese. Alla base della disputa potrebbe nascondersi anche la volontà di giungere a una resa dei conti, dopo che di Pietro e i suoi han deciso di fare opposizione in maniera autonoma, creando un gruppo parlamentare proprio. È proprio su questo tasto che l’ex PM ha insistito nella replica: "Franceschini non ha titolo a chiedere il voto utile, per combattere Berlusconi, proprio colui che non ha avuto il coraggio di sfidarlo in prima persona ne' di porsi come partito di resistenza. Noi dell'Italia dei Valori siamo il vero voto utile perche' testimoniamo la lotta di chi, negli ultimi anni, ha combattuto in tutti i modi in difesa della democrazia di questo Paese”.
La campagna elettorale è appena iniziata e già si registrano le prime fiammate. Dopo le polemiche relative alle liste elettorali e alla presenza di veline e letterine, anche il centrosinistra mostra i propri problemi. Tutto alla faccia dei contenuti e dei programmi. La partita, che dovrebbe essere europea, legata quindi ai problemi prettamente europei (immigrazione, ratifica del trattato di Lisbona), rischia di essere di tutt’altro spessore.

giovedì 30 aprile 2009

IL SIGNORAGGIO

Che cos’è il signoraggio?

Il signoraggio è l'insieme dei redditi derivante dall'emissione di moneta. Gli economisti intendono per signoraggio i redditi che una banca centrale ed uno stato ottengono grazie alla possibilità di creare base monetaria in condizioni di monopolio. Negli stati moderni, solitamente, una banca centrale stampa le banconote mentre lo stato (ad esempio tramite una zecca) conia le monete, ed entrambi hanno un reddito da signoraggio. Il termine deriva da “seigneur", che in italiano significa "signore". Nel Medio Evo infatti erano i signori feudali i titolari del diritto di battere moneta e i beneficiari del guadagno che ne derivava. Nell'antichità, quando la base monetaria consisteva di monete in metallo prezioso, chiunque disponesse di metallo prezioso poteva portarlo presso la zecca di stato, dove veniva trasformato in monete con l'effigie del sovrano. I diritti spettanti alla zecca e al sovrano erano esatti trattenendo una parte del metallo prezioso. Il signoraggio in tale contesto è dunque l'imposta sulla coniazione, noto anche come diritto di zecca. Il valore nominale della moneta e il valore intrinseco delle monete non coincidevano, a causa del signoraggio e dei costi di produzione delle monete. Nel caso in cui lo stato possedesse miniere di metallo prezioso, il signoraggio coincideva con la differenza tra il valore nominale delle monete coniate e i costi per estrarre il metallo prezioso e coniare le monete. Già con i romani, da Settimio Severo si può parlare di signoraggio: questo imperatore dimezzò la quantità di metallo prezioso contenuto nelle monete, mentre lasciò invariato il valore nominale.
Ma le vere origini del signoraggio risalgono al 27 luglio 1694, quando il massone e banchiere londinese William Paterson fonda con alcuni fratelli la prima banca centrale al mondo: la Old Lady of Threadneedle Street, meglio conosciuta come Banca d'Inghilterra.
In sintesi il signoraggio è la differenza tra il valore nominale e il valore intrinseco di una moneta (costo di produzione e materia per produrle). Tale differenza, data la natura istituzionale della Moneta, dovrebbe spettare ai cittadini i quali attraverso un organo che li rappresenta dovrebbero emettere la stessa moneta. Il reddito da signoraggio invece va a chi emette moneta perché oggi la Moneta è emessa da una Banca Centrale (talvolta privata e talvolta pubblica) e creata da un sistema di banche ordinarie (per lo più private).

Un esempio chiarirà il meccanismo:
creare una moneta (sia essa di carta, in metallo o virtuale come un c/c) ha dei costi, dovuti alla materia prima, alla manodopera e ai servizi necessari di contorno, come la distribuzione, le tecniche anticontraffazione, etc..
Il costo maggiore è il materiale di cui è composta la moneta, e l’insieme di tutti i vari costi su indicati vanno a determinare il suo VALORE INTRINSECO. La moneta però riporta sulla facciata un numero che indica un altro valore: il VALORE NOMINALE (o, per l’appunto, DI FACCIATA o anche LEGALE).
I due valori (intrinseco e nominale) differiscono tra loro e la loro differenza determina quello che si chiama SIGNORAGGIO, ossia il guadagno che ha chi ha creato quella moneta.

sabato 25 aprile 2009

COMUNITA' E DECRESCITA di Alain de Benoist

di Fabio F.

Le mie critiche a PENSIERO RIBELLE non sono né intendono essere una stroncatura di Alain de Benoist, le cui contraddizioni invece ritengo possano stimolare una riflessione seria per una ridefinizione del Politico nell'epoca della spoliticizzazione della sfera pubblica.
Ben poche obiezioni, infatti, si possono fare alle tesi che il pensatore francese difende in COMUNITA'E DECRESCITA (Arianna ed.). In quest'opera, con notevole perspicacia e rigore scientifico,de Benoist (di)mostra l'assurdità di uno sviluppo illimitato e le conseguenze disastrose per il legame sociale derivanti dalla mercificazione dell'esistente. Ispirandosi a Serge Latouche - che, come è noto, difende l'idea di una decrescita, ossia la necessità di un'inversione di tendenza (che non è un impossibile ritorno al passato preindustriale ma un diverso modo di concepire l'eco-nomia) per il fatto che l'attuale modello socio-economico è non solo ingiusto ma anche eco-logicamente insostenibile - de Benoist mette in discussione il dogma diffuso dai media che il ben(e)ssere coincida con il consumo di una sempre maggiore quantità di oggetti.
E' senz'altro il miglior de Benoist quello che pone in luce le aberrazioni della civilizzazione del mercante e le ragioni di un'autentica democrazia partecipativa da contrapporre alla delirante ragione mercantile.
Un libro quindi che certamente vale la pena di leggere e che potrebbe e dovrebbe servire come base di discussione per chi oggi ha ancora voglia di pensare.

mercoledì 22 aprile 2009


Venerdì 24 aprile Gabriele Marconi sarà a Pisa! Lo scrittore e cantautore sarà nostro graditissimo ospite nella sede dui Via Lalli. Arriverà alle 18 per la presentazione del suo nuovo romanzo sull'impresa fiumana, "Le stelle danzanti". Ad arricchire la presentazione, ci sarà l'attore e autore teatrale Paolo Bussagli che leggerà alcuni brani di D'Annunzio. Alle ore 20:00 cena con prodotti tipici all'insegna della nostra serie di degustazioni "Mangia come Parli", con zuppa, pappa al pomodoro e una scelta di salumi tra i quali la nostra ormai famosa carne alla bigongia. Dopo cena, Marconi ci allieterà con la sua chitarra e alcune belle canzoni, e Bussagli con alcune letture dannunziane. Un'occasione da non perdere, tra formazione culturale e aggregazione identitaria. Vi aspettiamo!

lunedì 20 aprile 2009

DURBAN II

E' iniziata la conferenza sul razzismo a Ginevra e, come previsto, le parole del presidente iraniano Ahmadinejad hanno infiammato i lavori tanto che i delegati dei paesi UE presenti hanno abbandonato la seduta. Non quelli di Italia, Germania, Usa, Canada che non vi avevano preso parte. Troppo razzista il documento programmatico, o meglio, troppo anti Israele e quindi meglio non partecipare.
Israele ha richiamato il suo ambasciatore in Svizzera e il clima si sta surriscaldando. L'Europa, come troppo spesso succede, si appiattisce sulle posizioni dei padroni a stelle di Davide e strisce.
Tuttavia le parole del presidente iraniano hanno toccato alcuni problemi reali come quello del mancato rispetto dei diritti civili e politici in Usa (Guantanamo docet) o delle continue vessazioni che in Terra santa le popolazioni di Gaza subiscono. Chi ha utilizzato il fosforo nei bombardamenti di gennaio?
L'assenza dell'Italia decisa dal ministro Frattini è una grave sconfitta. Non è boiccotando un appuntamento di questa importanza che si può arrivare a delle regole di civile convivenza, sempre ipotizzando che si voglia arrivare a ciò.

venerdì 17 aprile 2009

COMUNICATO

Con il presente si comunica che a causa di uno spiacevole inconveniente accorso al dott. Jawad Yassine, dovuto a questioni personali, la conferenza indetta per il giorno sabato 18 aprile alle ore 16 dal titolo “L’Occidente, il terrorismo e la questione palestinese” è rinviata a data da destinarsi.
Il circolo culturale “Il sole” esprime la propria solidarietà al dott. Yassine e si impegna a comunicare al più presto la data nella quale la conferenza verrà recuperata.

mercoledì 15 aprile 2009

L'Occidente, il terrorismo e la questione palestinese

In occasione del progetto avviato nel mese di febbraio e con l’intento di mantenere viva l’attenzione sulle problematiche del conflitto tra palestinesi e israeliani, dopo i recenti e tragici fatti di alcuni mesi fa, il circolo culturale “Il sole” organizza per il giorno sabato 18 aprile 2009 presso le stanze del teatro Guglielmi di Massa alle ore 16 l’incontro dal titolo:

“L’Occidente, il terrorismo e la questione palestinese”

Interverranno, in qualità di relatori il dottor Jawad Yassine addetto stampa dell’ambasciata palestinese a Roma, Fabio Falchi studioso di storia e filosofia e membro del circolo culturale “Il sole” e Marzio Gozzoli capo redattore della rivista “Ordine futuro”.
Seguirà al termine degli interventi dibattito e possibilità di rivolgere domande ai relatori.

La cittadinanza è invitata a partecipare numerosa.

Circolo culturale “Il sole”

giovedì 9 aprile 2009

LUTTO NAZIONALE

Dopo il terremoto che ha colpito l'Abruzzo e le oltre 250 vittime il consiglio dei ministri ha deliberato il lutto nazionale per la giornata di venerdi 10 aprile.
E' il momento del dolore e della solidarietà verso quelle migliaia di persone che hanno perso i propri cari, la propria casa, che hanno visto crollare la propria città. Il popolo italiano si sta mostrando eccezionale in questa situazione. All'emergenza stanno rispondendo in milioni, ognuno in base alle proprie possibilità, chi con un sms da 1 euro, chi recandosi direttamente sul posto per dare una mano, chi accogliendo i senza tetto e gli sfollati. Ho sempre pensato che un popolo avesse i governanti che si merita, ma gli italiani stanno dimostrando di essere davvero qualcosa di molto molto meglio rispetto alla propria classe dirigente che in questi giorni affolla talk show e trasmissioni televisive per attribuire la colpa del disastro all'avversario politico, per rilasciare dichiarazioni inutili e penose, alla ricerca di 5 minuti di popolarità. Non serve ormai più a niente questo giochino. Quello che non doveva accadere è accaduto. Un imprenditore de L'Aquila ha mostrato al tg come la sua casa, unica tra un cumulo di macerie, sia rimasta in piedi, intatta. Un fatto sensazionale, ma che in un paese civile dovrebbe essere la regola. L'utilizzo della tecnologia adatta ad una zona sismica ha permesso a quella costruzione di rimanere in piedi, fiera, monito a quanti hanno speculato e fatto affari costruendo in maniera scellerata stabili che mai dovrebbero crollare in quel modo. Un ospedale costruito nel 2000 si è sgretolato come fosse un edificio antico. Qualcuno ne sarà responsabile, ma sicuramente non ne risponderà.
L'emergenza è stata ben gestita, ma la seconda parte? La ricostruzione? Si vuole costruire una nuova L'Aquila accanto a quella vecchia. Una città non è solo mattoni e strade è appartenenza è comunità è la storia di persone che lì sono nate e vissute. Non siamo nei film o negli spot televisivi. Milano 2 è un'altra cosa, lasciamola dov'è. Calata l'attenzione cosa succderà? Costringeremo gente a vivere per anni in prefabbricati, come purtroppo è già successo in altre circostanze. Se solo la ricostruzione fosse affidata alla gente... Ma non sarà così, arriveranno gli sprechi, i problemi e quanto altro di negativo ci possa essere.
Questa situazione potrebbe essere davvero un cantiere. Una possibilità di costruire una città a misura d'uomo, rispettosa dell'ambiente e della dignità umana.
Vedremo che succederà.

Leonida

venerdì 20 marzo 2009

L'UTILIZZO DEL FOSFORO BIANCO NELLA STRISCIA DI GAZA

Armamenti letali, se non addirittura proibiti, sperimentati sulle masse. Questo raccontano voci di corridoio (e di strada) alle porte di Gaza; siamo stati nei pressi della Striscia: di armi di distruzione di massa parlano tutti, tranne i media.
A fronte di nessuno studio scientifico, biologico o geologico specifico relativo al potenziale nocivo per cose e persone dell’esplosione dei kassam che piovono su Israele ed alle conseguenze che le sostanze da essi emesse nell’atmosfera posson avere, l’impiego delle armi israeliane contro la Palestina ha invece, dati alla mano, conseguenze ambientali, e non solo, tutt’altro che trascurabili.
Le “Dime”, le famigerate mini atomiche made in Usa, cadono da settimane su Gaza e tutte le zone limitrofe, che fanno da teatro, in poche parole, ad esperimenti di massa portati avanti con armi ancora sperimentali, e quindi legalmente proibite.
Le dime, ordigni esplosivi al fosforo bianco creati dall’aviazione statunitense, sono in grado di rilasciare microschegge che tranciano i tessuti molli e oltre a causare la morte dei malcapitati si incuneano nei tessuti dei feriti, provocando addirittura il cancro, anche a distanza di anni; quando il fosforo bianco entra in contatto con la pelle, può continuare a bruciare le cellule che tocca anche in profondità, fino a raggiungere la massa muscolare e la spina dorsale.
L’impiego del fosforo bianco, proprio perché capace di distruggere completamente il tessuto organico delle vittime, è vietato dal protocollo dell’ONU per la messa al bando delle armi non convenzionali, ma Israele, oltre ad essere uno dei paesi che non hanno sottoscritto quel protocollo, è fra i firmatari della Convenzione di Ginevra, che vieta l’utilizzo di tali bombe contro la popolazione civile ed in aree densamente popolate, anche in caso di utilizzo limitato alla realizzazione di una cortina fumogena a protezione delle truppe, come fonti israeliane sostengono essere accaduto.
Ma gli effetti del fosforo bianco sono inequivocabili: le immagini delle vittime ed i testimoni oculari che nei pressi della Striscia di Gaza documentano il lancio delle bombe al fosforo sono moltissimi, come moltissimi sono anche gli operatori sanitari che a telacamere spente dichiarano di essersi trovati alle prese con morti e feriti colpiti dalle Dime; e non mancano neanche delegati di associazioni quali Amnesty Interrnational in grado di confermare il dato: qualche tempo fa Cristopher Cobb-Smith, un esperto in armi appartenente alla missione di Amnesty a Gaza, dichiarò di aver visto strade e vicoli pieni di prove dell’impiego del fosforo bianco, con tanto di residui di ordigni: lo scopo del fosforo bianco è di provocare una cortina fumogena atta a favorire il movimento delle truppe in un campo di battaglia, ed è un'arma altamente incendiaria che non dovrebbe mai essere usata in aree dove si trovano i civili: il suo impiego in zone densamente popolate può essere considerato un crimine di guerra.

Margherita Mazzarella

mercoledì 11 marzo 2009

A SPASSO IN ISRAELE E PALESTINA PER VIVERE LA QUOTIDIANITA’ DI DUE PAESI IN GUERRA. UNA GIORNALISTA E UN FOTOREPORTER MASSESI ALLE PORTE DI GAZA

Una guerra millenaria, quella tra israeliani e palestinesi, forse destinata a non avere una fine. Uno scontro politico, in seconda istanza militare, sullo sfondo decisamente economico, ed anche un po’ culturale e religioso… Ma soprattutto uno scontro umano. Quello che la gente comune vive in quella terra “maledetta” non è vita… ma può diventare morte… e per molti è solo sopravvivenza. A fare le spese delle decisioni politiche delle grandi potenze e di chi crede in storici princìpi spesso discutibili da entrambe le parti, sono due interi popoli, condannati fin dalla giovanissima età a vivere una quotidianità distorta e malata: in Israele i ragazzini lasciano le altalene dei parchi pubblici per correre a rifugiarsi nei bunker quando sta per arrivare un razzo; a pochissimi chilometri di distanza i loro coetanei palestinesi vengono perquisiti dai militari israeliani anche all’ingresso della scuola.
Durante la presunta tregua di fine gennaio, sulle città israeliane vicine a Gaza, quindi Asquelon, Sederot ed altre, piovevano missili, i temutissimi kassam: da decenni abituati a scappare cercando riparo nei “safe point” disseminati per strada e nelle case all’avvio della sirena di allarme che annuncia l’imminente caduta del missile, gli israeliani vivono con una serenità agghacciante la realtà della guerra: grandi e piccini sanno come comportarsi quando comincia a suonare la sirena, ogni casa o luogo pubblico è dotato di una “safe room” senza finestre e dai muri spessi, dove tutti sanno di doversi rifugiare al momento dell’attacco; nei locali i buttafuori hanno il compito di contare i numero degli avventori per essere certi che esso non superi quello previsto dalla capienza della “safe room” interna, per strada le fermate dell’autobus sono costruite in cemento armato e fungono da punto di riparo per chi si trova in strada al momento dell’attacco.
Addestrati alla vita militare ed avvicinati alla cultura della guerra fin da giovanissimi, i ragazzi e le ragazze israeliani svolgono obbligatoriamente due anni di servizio militare, tra l’orgoglio e la paura dei genitori, che allo stesso tempo temono per la loro vita e gioiscono del loro impegno umano e militare per la causa israeliana: «Mio figlio è stato chiamato a svolgere il servizio militare pochi mesi fa – ha raccontato Marco Markovich, che ad Asquelon svolge la professione di dentista dopo aver per anni studiato e vissuto in Italia – ed anche mia figlia verrà presto chiamata per svolgerlo, perché in questo paese per i giovani non ci sono alternative. Ricordo che i nostri nonni, quando ci vedevano andare a combattere, ragazzini, dicevano che saremmo stati l’ultima generazione di israeliani ad imbracciare le armi, e che noi non avremmo visto i nostri figli coi mitra addosso, ma non è stato così: non più tardi di due settimane fa in casa i miei ragazzi avevano paura che partisse la sirena di allarme e non riuscivano neanche a chiudersi in bagno per fare una doccia. E oso dire che la vita sarà all’incirca così anche per i miei nipoti».
La qualità della vita non è delle migliori neanche in terra palestinese, al di là delle altissime mura di cinta che l’esercito israeliano ha allestito intorno ai centri abitati palestinesi: filo spinato, cavi dell’alta tensione e cecchini appostati ovunque la fanno da protagonisti in tutte le zone palestinesi militarmente controllate. Chi vive in città prestigiose ed affascinanti come Ramallah non ha forse l’incubo dei missili kassam, ma deve fare quotidianamente i conti con gli attacchi “a sorpresa” e spesso imprevedibili di uno degli eserciti più forti del mondo, e coi check point di controllo disseminati in ogni angolo della città: ogni palestinese deve ottenere il permesso a transitare al di qua ed al di là del posto di blocco anche più di una volta al giorno, per entrare ed uscire, praticamente, da casa sua. Lo stesso dicasi per chi fuori dalle città ci lavora: Mukamaiat Shofat ad esempio, arabo palestinese che dalla città di Anata, peraltro interna al territorio di Gerusalemme ma ubicata oltre il muro di cinta della stessa, si reca ogni giorno nel centro storico dalla città Santa per lavorare nel suo splendido negozio di oggettistica, e viene sottoposto a perquisizioni e controlli come minimo due volte al giorno, quando entra nella città per cominciare la sua giornata di lavoro, e quando la sera se ne va per raggiungere sua moglie ed i suoi quattro bambini per la cena: «E’ una cosa molto triste dover essere sottoposti a continui controlli – ha spiegato – perché cominciare la giornata così vuol dire perdere, oltre a molto tempo, ogni entusiasmo per il proprio lavoro, e qualche volta anche per le persona care, perché viene a svilirsi la carica di calore umano che abbiamo nel cuore. Penso più che a me, ai miei figli, che per entrare in città e recarsi a scuola vengono perquisiti e interrogati ogni mattina, all’andata ed al ritorno, da uomini armati e per forza di cose minacciosi: sono dei bambini. Soltanto dei bambini».

Margherita Mazzarella

Conferenza sul conflitto arabo-israeliano.

Sabato 28 febbraio a Massa i circoli "Il Sole" e "Ordine futuro" hanno organizzato la conferenza dal titolo "La ragione del più forte, la forza della ragione. Riflessioni sul conflitto arabo-israeliano". Alla presenza di un pubblico numeroso hanno preso la parola Margherita Mazzarella giornalista freelance recente protagonista di un inchiesta giornalistica in quelle terre, Daniele Pepe responsabile di Gioventù italiana Massa, Marzio Gozzoli direttore della rivista "Ordine futuro" e Nicola Silvestri esponente di Alternativa sociale.
Gli interventi hanno cercato di mettere in risalto sia i motivi e le cause storiche che hanno portato ad un conflitto che dura ormai da decenni, sia le difficoltà delle popolazioni costrette a convivere quotidianamente con il terrore di una nuova guerra.
Il pubblico ha alimentato un interessante dibattito e un vivace scambio di opinione a testimonianza di quanto il tema sia attuale e sentito.

L'impegno degli organizzatori è quello di dare continuità a questa iniziativa e di realizzare un nuovo incontro nelle prosime settimane.

sabato 7 marzo 2009

Con Usura nessuno ha una solida casa
di pietra squadrata e liscia
per istoriarne la facciata,
con usura
non v'è chiesa con affreschi di paradiso
harpes et luz
e l'Annunciazione dell'Angelo
con le aureole sbalzate,
con usura
nessuno vede dei Gonzaga eredi e concubine
non si dipinge per tenersi arte
in casa, ma per vendere e vendere
presto e con profitto, peccato contro natura,
il tuo pane sarà straccio vieto
arido come carta,
senza segala né farina di grano duro,
usura appesantisce il tratto,
falsa i confini, con usura
nessuno trova residenza amena.
Si priva lo scalpellino della pietra,
il tessitore del telaio
CON USURA
la lana non giunge al mercato
e le pecore non rendono
peggio della peste è l'usura, spunta
l'ago in mano alle fanciulle
e confonde chi fila. Pietro Lombardo
non si fé con usura
Duccio non si fé con usura
né Pier della Francesca o Zuan Bellini
né fu la "Calunnia" dipinta con usura.
L'Angelico non si fé con usura, né Ambrogio de Praedis,
nessuna chiesa di pietra viva firmata: Adamo me fecit.
Con usura non sorsero
Saint Trophime e Saint Hilaire,
Usura arrugginisce il cesello
arrugginisce arte e artigiano
tarla la tela nel telaio, non lascia tempo
per apprendere l'arte d'intessere oro nell'ordito;
l'azzurro s'incancrena con usura; non si ricama
in cremisi, smeraldo non trova il suo Memling
Usura soffoca il figlio nel ventre
arresta il giovane drudo,
cede il letto a vecchi decrepiti,
si frappone tra i giovani sposi
CONTRO NATURA
Ad Eleusi han portato puttane
Carogne crapulano
ospiti d'usura.

giovedì 5 marzo 2009

LETTURE: A. de Benoist, Pensiero ribelle.

Pensiero ribelle è il titolo italiano del primo di due grossi volumi di Alain de Benoist apparsi in Francia nel 2006. Si tratta di un’opera che raccoglie le interviste rilasciate dal pensatore francese a partire dagli anni Ottanta del secolo scorso e che indubbiamente costituisce una chiave di lettura privilegiata per comprendere per quale motivo il più noto esponente della cosiddetta Nuova Destra si definisca oggi un intellettuale che non è né di destra né di sinistra. Un’opera quindi importante,almeno per coloro per i quali la politica non è business ,ma partecipazione consapevole e responsabile alla vita pubblica.
Tuttavia non ci si può astenere dal rilevare le numerose e gravi contraddizioni che caratterizzano il pensiero di de Benoist, anche se permane l’interesse e l’apprezzamento per le sue acute critiche alla società liberaldemocratica.
Il filosofo francese pare infatti spesso confondere il collettivismo con l’olismo che pur vorrebbe difendere: come conciliare la concezione contrattualistica dello Stato (che in epoca moderna è incontestabilmente espressione dello spirito mercantile ed individualistico della borghesia) con una visione autenticamente olistica della società?
E’ irritante poi il fatto che egli ritenga che ci si possa portare al di là della destra e della sinistra accatastando alla rinfusa “spezzoni”di cultura di destra e di sinistra e contrapponendo in modo superficiale l’anima allo spirito, l’immagine al concetto, come se l’unica forma di razionalità fosse quella strumentale e due millenni di pensiero filosofico non contassero nulla.
La ricezione semplicistica della critica heideggeriana alla metafisica occidentale sembra che sia non solo alla base di un anticristianesimo così scontato e banale da non comprendere come sia stato possibile che il cattolicesimo fosse per numerosi secoli la lingua spirituale dell’Occidente, ma anche la ragione (o una delle ragioni) che spinge de Benoist a fare l’apologia di una forma pericolosa di irrazionalismo, a tal punto da asserire che l’errore più grave dell’Occidente moderno consisterebbe nel privilegiare la conoscenza a scapito di ogni altra attività della mente, dimenticandosi che per gli antichi greci (ma analoghe considerazioni si potrebbero fare per la cultura indiana) la conoscenza - come ben comprese Giorgio Colli - è l’essenza della vita, evidentemente avendo un concetto della conoscenza assai differente da quello utilitaristico e riduttivo che attualmente prevale.
Non si fraintenda però il senso di queste obiezioni: ormai è evidente che Destra e Sinistra sono categorie politiche logore e in gran parte superate. Per ridefinire il Politico secondo una prospettiva radicalmente antieconomicistica (e questo è certamente lo scopo di de Benoist) è essenziale un orientamento esistenziale e spirituale che sappia mettere in discussione coerentemente i presupposti ideologici del Moderno (sotto questo profilo sono forse più importanti studiosi e pensatori come, ad esempio, Mircea Eliade e Henri Corbin -indipendentemente dalle loro convinzioni politiche - piuttosto che i filosofi della politica che tendono a disinteressarsi dei fondamenti ultimi della realtà o che ritengano che sia sufficiente “parlare” frettolosamente del Sacro per oltrepassare la Modernità).
Che il Politico non debba sottostare all’Economico e che ciò sia possibile solo se a fondamento dell’ordinamento statale vi sono dei principi metapolitici credo lo ammetta anche de Benoist.
L’olismo e l’antieconomicismo (in realtà due facce di una stessa medaglia) hanno però necessariamente implicazioni metafisiche (ad esempio,la totalità dei fenomeni non può essere né un fenomeno tra i fenomeni né la somma dei fenomeni) ed antropologiche di cui si deve essere consapevoli se non si vuole che la punta distruttiva delle proprie argomentazioni non si rivolga contro se stessi.

Fabio F.

mercoledì 4 marzo 2009

ELEZIONI IN CARINZIA

"La Bzoe del recentemente scomparso Joerg Haider ha i collezionato il 45,6% dei voti. I socialdemocratici che dovevano contenderne il primato sono crollati al 28,8%. Se alla Bzoe sommiamo i voti della Fpoe (il partito da cui la Bzoe è nata per scissione e che è molto solido in tutto il resto dell'Austria), i nazionalpopolari raggiungono il cinquanta per cento dei voti. Un successo di dimensioni stratosferiche sul quale sarebbe necessaria un'analisi non semplicistica."
Nessuna testata giornalistica nazionale ha riportato questa notizia. Nessun commento da parte della stampa per un'affermazione dalle proporzioni impressionanti, neppure un trafiletto.
Prprio nelle vicinanze delle elezioni europee questo dato deve far riflettere. Un movimento caratterizzato dall'euroscetticismo (verso questa europa di tecnocrati e banchieri) si accinge a portare propri rappresentanti nel parlamento Europeo. Nessuna soglia di sbarramento potrà impedirlo.
La campagna diffamatoria messa in atto dopo la morte del leader storico, Haider, non ha sortito gli effetti sperati. Il movimento del governatore che elogiava la politica sociale del Terzo Reich e che dava molta attenzione durante il suo governo al welfare e alle politiche sociali, che era filoarabo e non schiacciato sulle posizioni americane (incontrò Saddam), ha mostrato di poter vivere anche senza il suo più conosciuto leader. Quanti ritenevano che con l'uscita di scena di Haider la Bzoe avrebbe perso consensi dovrà ricredersi e iniziare ad analizare i motivi che spingono così tanti elettori a fare una precisa scelta verso un movimento di estrema destra.

martedì 3 marzo 2009

DI NUOVO IN CAMPO....

Sono passati diversi mesi dall'ultima apparizione del circolo IL SOLE nella comunità virtuale di internet. Da allora silenzio, attesa e ... speranza. Speranza che qualcosa cambiasse, che questa nostra società sempre più in declino avesse l'orgoglio e la forza di rialzare la testa e di presentarsi alle sfide che il futuro ci presenta. Un domani nero, difficile in cui probabilmente ci sarà un ulteriore distacco da questa politica sempre più lontana dai bisogni della gente. Una politica di slogan e di contenitori, dove il massimo risultato auspicabile sembra la riduzione della sfida a due soli soggetti politici, uno copia dell'altro.

Abbiamo deciso di tornare per far sentire ancora la nostra voce, stanca ma decisa, pronta a fare la propria parte perchè adesso sempre più serve una visone più alta e più nobile dela vita e della politica. Un'impegno il nostro che dovrà riguardare sia la politica, intesa come qualcosa di diverso dalla gestione del potere a cui oggi mirano i politici di professione, sia la cultura. Per questo inizieremo a segnalare una serie di letture consigliate e alle quali invitiamo i nostri lettori.

Siamo tornati perchè non poteva essere altrimenti, in fondo

NESSUN FENOMENO AL MONDO PUO' IMPEDIRE AL SOLE DI RISORGERE