Nessun fenomeno al mondo può impedire al sole di risorgere


Credo nelle idee che diventano azioni

venerdì 20 marzo 2009

L'UTILIZZO DEL FOSFORO BIANCO NELLA STRISCIA DI GAZA

Armamenti letali, se non addirittura proibiti, sperimentati sulle masse. Questo raccontano voci di corridoio (e di strada) alle porte di Gaza; siamo stati nei pressi della Striscia: di armi di distruzione di massa parlano tutti, tranne i media.
A fronte di nessuno studio scientifico, biologico o geologico specifico relativo al potenziale nocivo per cose e persone dell’esplosione dei kassam che piovono su Israele ed alle conseguenze che le sostanze da essi emesse nell’atmosfera posson avere, l’impiego delle armi israeliane contro la Palestina ha invece, dati alla mano, conseguenze ambientali, e non solo, tutt’altro che trascurabili.
Le “Dime”, le famigerate mini atomiche made in Usa, cadono da settimane su Gaza e tutte le zone limitrofe, che fanno da teatro, in poche parole, ad esperimenti di massa portati avanti con armi ancora sperimentali, e quindi legalmente proibite.
Le dime, ordigni esplosivi al fosforo bianco creati dall’aviazione statunitense, sono in grado di rilasciare microschegge che tranciano i tessuti molli e oltre a causare la morte dei malcapitati si incuneano nei tessuti dei feriti, provocando addirittura il cancro, anche a distanza di anni; quando il fosforo bianco entra in contatto con la pelle, può continuare a bruciare le cellule che tocca anche in profondità, fino a raggiungere la massa muscolare e la spina dorsale.
L’impiego del fosforo bianco, proprio perché capace di distruggere completamente il tessuto organico delle vittime, è vietato dal protocollo dell’ONU per la messa al bando delle armi non convenzionali, ma Israele, oltre ad essere uno dei paesi che non hanno sottoscritto quel protocollo, è fra i firmatari della Convenzione di Ginevra, che vieta l’utilizzo di tali bombe contro la popolazione civile ed in aree densamente popolate, anche in caso di utilizzo limitato alla realizzazione di una cortina fumogena a protezione delle truppe, come fonti israeliane sostengono essere accaduto.
Ma gli effetti del fosforo bianco sono inequivocabili: le immagini delle vittime ed i testimoni oculari che nei pressi della Striscia di Gaza documentano il lancio delle bombe al fosforo sono moltissimi, come moltissimi sono anche gli operatori sanitari che a telacamere spente dichiarano di essersi trovati alle prese con morti e feriti colpiti dalle Dime; e non mancano neanche delegati di associazioni quali Amnesty Interrnational in grado di confermare il dato: qualche tempo fa Cristopher Cobb-Smith, un esperto in armi appartenente alla missione di Amnesty a Gaza, dichiarò di aver visto strade e vicoli pieni di prove dell’impiego del fosforo bianco, con tanto di residui di ordigni: lo scopo del fosforo bianco è di provocare una cortina fumogena atta a favorire il movimento delle truppe in un campo di battaglia, ed è un'arma altamente incendiaria che non dovrebbe mai essere usata in aree dove si trovano i civili: il suo impiego in zone densamente popolate può essere considerato un crimine di guerra.

Margherita Mazzarella

mercoledì 11 marzo 2009

A SPASSO IN ISRAELE E PALESTINA PER VIVERE LA QUOTIDIANITA’ DI DUE PAESI IN GUERRA. UNA GIORNALISTA E UN FOTOREPORTER MASSESI ALLE PORTE DI GAZA

Una guerra millenaria, quella tra israeliani e palestinesi, forse destinata a non avere una fine. Uno scontro politico, in seconda istanza militare, sullo sfondo decisamente economico, ed anche un po’ culturale e religioso… Ma soprattutto uno scontro umano. Quello che la gente comune vive in quella terra “maledetta” non è vita… ma può diventare morte… e per molti è solo sopravvivenza. A fare le spese delle decisioni politiche delle grandi potenze e di chi crede in storici princìpi spesso discutibili da entrambe le parti, sono due interi popoli, condannati fin dalla giovanissima età a vivere una quotidianità distorta e malata: in Israele i ragazzini lasciano le altalene dei parchi pubblici per correre a rifugiarsi nei bunker quando sta per arrivare un razzo; a pochissimi chilometri di distanza i loro coetanei palestinesi vengono perquisiti dai militari israeliani anche all’ingresso della scuola.
Durante la presunta tregua di fine gennaio, sulle città israeliane vicine a Gaza, quindi Asquelon, Sederot ed altre, piovevano missili, i temutissimi kassam: da decenni abituati a scappare cercando riparo nei “safe point” disseminati per strada e nelle case all’avvio della sirena di allarme che annuncia l’imminente caduta del missile, gli israeliani vivono con una serenità agghacciante la realtà della guerra: grandi e piccini sanno come comportarsi quando comincia a suonare la sirena, ogni casa o luogo pubblico è dotato di una “safe room” senza finestre e dai muri spessi, dove tutti sanno di doversi rifugiare al momento dell’attacco; nei locali i buttafuori hanno il compito di contare i numero degli avventori per essere certi che esso non superi quello previsto dalla capienza della “safe room” interna, per strada le fermate dell’autobus sono costruite in cemento armato e fungono da punto di riparo per chi si trova in strada al momento dell’attacco.
Addestrati alla vita militare ed avvicinati alla cultura della guerra fin da giovanissimi, i ragazzi e le ragazze israeliani svolgono obbligatoriamente due anni di servizio militare, tra l’orgoglio e la paura dei genitori, che allo stesso tempo temono per la loro vita e gioiscono del loro impegno umano e militare per la causa israeliana: «Mio figlio è stato chiamato a svolgere il servizio militare pochi mesi fa – ha raccontato Marco Markovich, che ad Asquelon svolge la professione di dentista dopo aver per anni studiato e vissuto in Italia – ed anche mia figlia verrà presto chiamata per svolgerlo, perché in questo paese per i giovani non ci sono alternative. Ricordo che i nostri nonni, quando ci vedevano andare a combattere, ragazzini, dicevano che saremmo stati l’ultima generazione di israeliani ad imbracciare le armi, e che noi non avremmo visto i nostri figli coi mitra addosso, ma non è stato così: non più tardi di due settimane fa in casa i miei ragazzi avevano paura che partisse la sirena di allarme e non riuscivano neanche a chiudersi in bagno per fare una doccia. E oso dire che la vita sarà all’incirca così anche per i miei nipoti».
La qualità della vita non è delle migliori neanche in terra palestinese, al di là delle altissime mura di cinta che l’esercito israeliano ha allestito intorno ai centri abitati palestinesi: filo spinato, cavi dell’alta tensione e cecchini appostati ovunque la fanno da protagonisti in tutte le zone palestinesi militarmente controllate. Chi vive in città prestigiose ed affascinanti come Ramallah non ha forse l’incubo dei missili kassam, ma deve fare quotidianamente i conti con gli attacchi “a sorpresa” e spesso imprevedibili di uno degli eserciti più forti del mondo, e coi check point di controllo disseminati in ogni angolo della città: ogni palestinese deve ottenere il permesso a transitare al di qua ed al di là del posto di blocco anche più di una volta al giorno, per entrare ed uscire, praticamente, da casa sua. Lo stesso dicasi per chi fuori dalle città ci lavora: Mukamaiat Shofat ad esempio, arabo palestinese che dalla città di Anata, peraltro interna al territorio di Gerusalemme ma ubicata oltre il muro di cinta della stessa, si reca ogni giorno nel centro storico dalla città Santa per lavorare nel suo splendido negozio di oggettistica, e viene sottoposto a perquisizioni e controlli come minimo due volte al giorno, quando entra nella città per cominciare la sua giornata di lavoro, e quando la sera se ne va per raggiungere sua moglie ed i suoi quattro bambini per la cena: «E’ una cosa molto triste dover essere sottoposti a continui controlli – ha spiegato – perché cominciare la giornata così vuol dire perdere, oltre a molto tempo, ogni entusiasmo per il proprio lavoro, e qualche volta anche per le persona care, perché viene a svilirsi la carica di calore umano che abbiamo nel cuore. Penso più che a me, ai miei figli, che per entrare in città e recarsi a scuola vengono perquisiti e interrogati ogni mattina, all’andata ed al ritorno, da uomini armati e per forza di cose minacciosi: sono dei bambini. Soltanto dei bambini».

Margherita Mazzarella

Conferenza sul conflitto arabo-israeliano.

Sabato 28 febbraio a Massa i circoli "Il Sole" e "Ordine futuro" hanno organizzato la conferenza dal titolo "La ragione del più forte, la forza della ragione. Riflessioni sul conflitto arabo-israeliano". Alla presenza di un pubblico numeroso hanno preso la parola Margherita Mazzarella giornalista freelance recente protagonista di un inchiesta giornalistica in quelle terre, Daniele Pepe responsabile di Gioventù italiana Massa, Marzio Gozzoli direttore della rivista "Ordine futuro" e Nicola Silvestri esponente di Alternativa sociale.
Gli interventi hanno cercato di mettere in risalto sia i motivi e le cause storiche che hanno portato ad un conflitto che dura ormai da decenni, sia le difficoltà delle popolazioni costrette a convivere quotidianamente con il terrore di una nuova guerra.
Il pubblico ha alimentato un interessante dibattito e un vivace scambio di opinione a testimonianza di quanto il tema sia attuale e sentito.

L'impegno degli organizzatori è quello di dare continuità a questa iniziativa e di realizzare un nuovo incontro nelle prosime settimane.

sabato 7 marzo 2009

Con Usura nessuno ha una solida casa
di pietra squadrata e liscia
per istoriarne la facciata,
con usura
non v'è chiesa con affreschi di paradiso
harpes et luz
e l'Annunciazione dell'Angelo
con le aureole sbalzate,
con usura
nessuno vede dei Gonzaga eredi e concubine
non si dipinge per tenersi arte
in casa, ma per vendere e vendere
presto e con profitto, peccato contro natura,
il tuo pane sarà straccio vieto
arido come carta,
senza segala né farina di grano duro,
usura appesantisce il tratto,
falsa i confini, con usura
nessuno trova residenza amena.
Si priva lo scalpellino della pietra,
il tessitore del telaio
CON USURA
la lana non giunge al mercato
e le pecore non rendono
peggio della peste è l'usura, spunta
l'ago in mano alle fanciulle
e confonde chi fila. Pietro Lombardo
non si fé con usura
Duccio non si fé con usura
né Pier della Francesca o Zuan Bellini
né fu la "Calunnia" dipinta con usura.
L'Angelico non si fé con usura, né Ambrogio de Praedis,
nessuna chiesa di pietra viva firmata: Adamo me fecit.
Con usura non sorsero
Saint Trophime e Saint Hilaire,
Usura arrugginisce il cesello
arrugginisce arte e artigiano
tarla la tela nel telaio, non lascia tempo
per apprendere l'arte d'intessere oro nell'ordito;
l'azzurro s'incancrena con usura; non si ricama
in cremisi, smeraldo non trova il suo Memling
Usura soffoca il figlio nel ventre
arresta il giovane drudo,
cede il letto a vecchi decrepiti,
si frappone tra i giovani sposi
CONTRO NATURA
Ad Eleusi han portato puttane
Carogne crapulano
ospiti d'usura.

giovedì 5 marzo 2009

LETTURE: A. de Benoist, Pensiero ribelle.

Pensiero ribelle è il titolo italiano del primo di due grossi volumi di Alain de Benoist apparsi in Francia nel 2006. Si tratta di un’opera che raccoglie le interviste rilasciate dal pensatore francese a partire dagli anni Ottanta del secolo scorso e che indubbiamente costituisce una chiave di lettura privilegiata per comprendere per quale motivo il più noto esponente della cosiddetta Nuova Destra si definisca oggi un intellettuale che non è né di destra né di sinistra. Un’opera quindi importante,almeno per coloro per i quali la politica non è business ,ma partecipazione consapevole e responsabile alla vita pubblica.
Tuttavia non ci si può astenere dal rilevare le numerose e gravi contraddizioni che caratterizzano il pensiero di de Benoist, anche se permane l’interesse e l’apprezzamento per le sue acute critiche alla società liberaldemocratica.
Il filosofo francese pare infatti spesso confondere il collettivismo con l’olismo che pur vorrebbe difendere: come conciliare la concezione contrattualistica dello Stato (che in epoca moderna è incontestabilmente espressione dello spirito mercantile ed individualistico della borghesia) con una visione autenticamente olistica della società?
E’ irritante poi il fatto che egli ritenga che ci si possa portare al di là della destra e della sinistra accatastando alla rinfusa “spezzoni”di cultura di destra e di sinistra e contrapponendo in modo superficiale l’anima allo spirito, l’immagine al concetto, come se l’unica forma di razionalità fosse quella strumentale e due millenni di pensiero filosofico non contassero nulla.
La ricezione semplicistica della critica heideggeriana alla metafisica occidentale sembra che sia non solo alla base di un anticristianesimo così scontato e banale da non comprendere come sia stato possibile che il cattolicesimo fosse per numerosi secoli la lingua spirituale dell’Occidente, ma anche la ragione (o una delle ragioni) che spinge de Benoist a fare l’apologia di una forma pericolosa di irrazionalismo, a tal punto da asserire che l’errore più grave dell’Occidente moderno consisterebbe nel privilegiare la conoscenza a scapito di ogni altra attività della mente, dimenticandosi che per gli antichi greci (ma analoghe considerazioni si potrebbero fare per la cultura indiana) la conoscenza - come ben comprese Giorgio Colli - è l’essenza della vita, evidentemente avendo un concetto della conoscenza assai differente da quello utilitaristico e riduttivo che attualmente prevale.
Non si fraintenda però il senso di queste obiezioni: ormai è evidente che Destra e Sinistra sono categorie politiche logore e in gran parte superate. Per ridefinire il Politico secondo una prospettiva radicalmente antieconomicistica (e questo è certamente lo scopo di de Benoist) è essenziale un orientamento esistenziale e spirituale che sappia mettere in discussione coerentemente i presupposti ideologici del Moderno (sotto questo profilo sono forse più importanti studiosi e pensatori come, ad esempio, Mircea Eliade e Henri Corbin -indipendentemente dalle loro convinzioni politiche - piuttosto che i filosofi della politica che tendono a disinteressarsi dei fondamenti ultimi della realtà o che ritengano che sia sufficiente “parlare” frettolosamente del Sacro per oltrepassare la Modernità).
Che il Politico non debba sottostare all’Economico e che ciò sia possibile solo se a fondamento dell’ordinamento statale vi sono dei principi metapolitici credo lo ammetta anche de Benoist.
L’olismo e l’antieconomicismo (in realtà due facce di una stessa medaglia) hanno però necessariamente implicazioni metafisiche (ad esempio,la totalità dei fenomeni non può essere né un fenomeno tra i fenomeni né la somma dei fenomeni) ed antropologiche di cui si deve essere consapevoli se non si vuole che la punta distruttiva delle proprie argomentazioni non si rivolga contro se stessi.

Fabio F.

mercoledì 4 marzo 2009

ELEZIONI IN CARINZIA

"La Bzoe del recentemente scomparso Joerg Haider ha i collezionato il 45,6% dei voti. I socialdemocratici che dovevano contenderne il primato sono crollati al 28,8%. Se alla Bzoe sommiamo i voti della Fpoe (il partito da cui la Bzoe è nata per scissione e che è molto solido in tutto il resto dell'Austria), i nazionalpopolari raggiungono il cinquanta per cento dei voti. Un successo di dimensioni stratosferiche sul quale sarebbe necessaria un'analisi non semplicistica."
Nessuna testata giornalistica nazionale ha riportato questa notizia. Nessun commento da parte della stampa per un'affermazione dalle proporzioni impressionanti, neppure un trafiletto.
Prprio nelle vicinanze delle elezioni europee questo dato deve far riflettere. Un movimento caratterizzato dall'euroscetticismo (verso questa europa di tecnocrati e banchieri) si accinge a portare propri rappresentanti nel parlamento Europeo. Nessuna soglia di sbarramento potrà impedirlo.
La campagna diffamatoria messa in atto dopo la morte del leader storico, Haider, non ha sortito gli effetti sperati. Il movimento del governatore che elogiava la politica sociale del Terzo Reich e che dava molta attenzione durante il suo governo al welfare e alle politiche sociali, che era filoarabo e non schiacciato sulle posizioni americane (incontrò Saddam), ha mostrato di poter vivere anche senza il suo più conosciuto leader. Quanti ritenevano che con l'uscita di scena di Haider la Bzoe avrebbe perso consensi dovrà ricredersi e iniziare ad analizare i motivi che spingono così tanti elettori a fare una precisa scelta verso un movimento di estrema destra.

martedì 3 marzo 2009

DI NUOVO IN CAMPO....

Sono passati diversi mesi dall'ultima apparizione del circolo IL SOLE nella comunità virtuale di internet. Da allora silenzio, attesa e ... speranza. Speranza che qualcosa cambiasse, che questa nostra società sempre più in declino avesse l'orgoglio e la forza di rialzare la testa e di presentarsi alle sfide che il futuro ci presenta. Un domani nero, difficile in cui probabilmente ci sarà un ulteriore distacco da questa politica sempre più lontana dai bisogni della gente. Una politica di slogan e di contenitori, dove il massimo risultato auspicabile sembra la riduzione della sfida a due soli soggetti politici, uno copia dell'altro.

Abbiamo deciso di tornare per far sentire ancora la nostra voce, stanca ma decisa, pronta a fare la propria parte perchè adesso sempre più serve una visone più alta e più nobile dela vita e della politica. Un'impegno il nostro che dovrà riguardare sia la politica, intesa come qualcosa di diverso dalla gestione del potere a cui oggi mirano i politici di professione, sia la cultura. Per questo inizieremo a segnalare una serie di letture consigliate e alle quali invitiamo i nostri lettori.

Siamo tornati perchè non poteva essere altrimenti, in fondo

NESSUN FENOMENO AL MONDO PUO' IMPEDIRE AL SOLE DI RISORGERE