Nessun fenomeno al mondo può impedire al sole di risorgere


Credo nelle idee che diventano azioni

lunedì 5 ottobre 2009

In margine alla vicenda Polanski, intellettuale ebreo americano emancipato

Vi è un numero sempre crescente di persone che ritengono che tutto o quasi andrebbe per il meglio se l'uomo seguisse la propria natura. E' la tesi del “buon selvaggio” o quella sostenuta dall'antropologa M. Mead in Adolescenza a Samoa (un testo tutt'altro che esente da critiche sotto il profilo metodologico). Ma qual è la natura dell'uomo? Pico della Mirandola sostiene che l'essenza dell'uomo consiste nel non aver essenza, vale a dire che l'uomo è libero. Ma della libertà la maggior parte degli uomini può fare e fa, come insegna o dovrebbe insegnare la storia, o anche semplicemente la cronaca quotidiana, un uso pessimo, dato che è assai più facile regredire che progredire. La morale piccolo-borghese è grottesca e favorisce comportamenti bigotti, ma non comprendere che non vi è niente di “naturale” nell'innamoramento o nel provare piacere a uccidere è segno di grave immaturità intellettuale e di infantilismo. Non sono cioè i cosiddetti istinti a guidare l'azione dell'uomo e quando lo fanno l'uomo non è più uomo ma un bruto. Lo stimolo non determina la risposta, anche se può condizionarla, in quanto la risposta può consistere nel cambiare deliberatamente lo stimolo. Per questo motivo l'uomo può bere quando non ha sete, fare l'amore senza riprodursi e soprattutto può ridere o mentire. L'adolescenza è il periodo in cui l'immaginazione trascende il mondo-ambiente e scopre il lato nascosto, ”interiore”, delle cose e degli eventi del mondo. Se si vuole qualificare allora come 'naturale' l'agire dell'uomo (tralasciando i casi di regressione a un livello 'bestiale'), che si innamora o uccide o si sacrifica per l'altro, si deve prendere in considerazione questa triplice struttura: sentire, immaginare e pensare. Una struttura alla cui base vi è il poter essere e il poter non essere, ossia la libertà. Ma la libertà scissa da un'etica della responsabilità è inevitabile che si trasformi nella peggiore forma di necessità. E' la barbarie del relativismo assoluto, che non tollera altra identità che la propria. I pregiudizi dell'occidente mercantile e dell'uomo- massa diventano norma sociale, vincolante per tutti gli abitanti del pianeta. Polanski, l'intellettuale ebreo americano 'emancipato', è allora l'uomo libero dell'Occidente che si contrappone al “malvagio” musulmano, che copre con il velo il volto della propria donna e la ragazzina tredicenne la giovane emancipata, che si contrappone alla 'repressa' donna dell'Islam. E chi non s'adegua è un “bigotto reazionario”, che meriterebbe di essere “rieducato” in un campo di concentramento, gestito dalla Walt Disney Company, perché chi non ama l'America non ama se stesso. E chi non ama se stesso è pericoloso, perché nove volte su dieci è anche uno che non ama i figli di Sion.


Fabio Effe

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